Chi siamo, cosa ci piace, dove lavoriamo, dove abitiamo: dal nostro smartphone personale, ai kiosk tablet nei supermercati: tutto ciò di digitale che ci circonda conosce qualcosa sulla nostra vita.
L’utilizzo di informazioni degli utenti a fine di profilazione è diventato oggi la base di una vera e propria economia dei dati, nella quale spiccano big come Google, Facebook, Amazon ed Apple, e a cui seguono i nuovi concorrenti come TikTok e WeChat.
Il tema della privacy sta quindi diventando negli ultimi anni una priorità per le persone e le istituzioni: già nel maggio del 2018 l’Unione Europea aveva siglato il cosiddetto GDPR per regolamentare il trattamento dei dati degli utenti. Nel 2019 era stato invece il caso Facebook-Cambridge Analytica a far parlare il mondo di privacy e della necessità di potenziare i meccanismi che garantiscono la protezione delle informazioni su internet.
Proprio nel corso del 2021, poi, la Digital Privacy è tornata tra gli hot topic a seguito del rilascio di iOS 14.5, un aggiornamento del sistema operativo mobile di casa Apple focalizzato proprio sulla limitazione dei tracciamenti online.
In questo articolo ti parliamo di come negli ultimi anni sia cambiata la sensibilità degli utenti verso questi temi, e di come i brand si siano adattati (oppure no) al nuovo contesto. Potrai così trarne degli spunti utili per rispondere a queste esigenze nella tua strategia.
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Con iOS 14 e 15 Apple diventa un privacy brand
Disponibile al download da Settembre 2020, la versione 14.0 di iOS ha introdotto importanti novità in merito a trattamento dei dati personali e controllo della privacy per le app installate sul proprio device. In particolare, tutte le app sono ora obbligate ad avvisare l’utente nel caso richiedano di monitorare le informazioni condivise con siti web o app di proprietà di aziende terze. Inoltre, agli sviluppatori è richiesto di informare l’utente sulle modalità di gestione dei dati e le possibilità di revoca all’accesso.
Con la versione 14.5 di aprile 2021, poi, Apple ha rafforzato ancora di più gli strumenti di protezione dati: l’aggiornamento ha introdotto infatti la possibilità di negare del tutto il tracciamento delle attività online. Le app continuano così a funzionare normalmente, senza però poter più raccogliere informazioni per l’IDFA (Identifier for advertiser), utilizzato dagli inserzionisti per le campagne pubblicitarie con target mirato.
Rilasciato questo mese, infine, iOS 15 continua sulla linea della privacy con ulteriori novità: il riconoscimento vocale viene ora processato interamente offline, senza comunicare con nessun server. Questa modifica, insieme alla nuova funzione che impedisce il tracciamento dell’indirizzo IP dalle mail, garantisce all’utente una protezione blindata dei propri dati.
Insieme a questi importanti aggiornamenti tecnici, l’azienda di Cupertino ha portato avanti negli ultimi anni una strategia di rebranding con l’obiettivo di appropriarsi del concetto di “sicurezza digitale” nell’immaginario dei consumatori, e rendere così la privacy uno dei pilastri della propria brand identity.
Apple dedica infatti un’intera sezione del proprio sito all’argomento Privacy, sottolineando così l’impegno alla tutela dei dati dei propri utenti.
“La privacy è un diritto umano inalienabile. Ed è anche uno dei valori fondanti di Apple: i tuoi dispositivi ti accompagnano in tanti momenti della tua vita, ma a decidere quali esperienze condividere, e con chi, devi essere solo tu”.
Il brand si impegna inoltre a spiegare con accuratezza le modalità con cui tratta i dati degli utenti, come in questo video:
In sostanza, Apple è riuscita così ad andare oltre la semplice difesa da potenziali critiche sulla privacy che hanno investito alcuni competitors: forte di un business prevalentemente basato sulla vendita di device e servizi (invece che di spazi pubblicitari) ha potuto sfruttare la protezione dei dati come elemento di posizionamento.
Facebook e privacy: tra scontro e adattamento
Facebook ha dimostrato di avere un approccio ben diverso rispetto ad Apple in tema di Digital Privacy. Come tutti ormai sanno, nel 2019 il colosso di Zuckerberg ha dovuto affrontare un processo legale per il caso Cambridge Analytica. L’azienda è stata accusata infatti di aver agevolato in modo scorretto l’accesso a un’enorme quantità di dati personali per scopi politici.
In aggiunta a questo, non ha di certo aiutato il social la scelta di Apple di lasciare agli utenti la possibilità di bloccare la condivisione dei dati con terze parti. Secondo le statistiche, dopo l’aggiornamento ad iOS 14.5, l’89% degli utenti attivi del sistema nel mondo ha deciso di fare opt-out e quindi di revocare la possibilità di essere tracciati su internet, penalizzando in modo decisivo chi guadagna attraverso la vendita di inserzioni.
L’unica possibilità rimasta al social è stata quella di richiedere (gentilmente) all’utente di riattivare i tracciamenti, per poter “aiutare a mantenere Facebook gratuito”.
L’azienda è tornata poi a far discutere di recente, con il lancio degli occhiali da sole Ray-Ban Stories in collaborazione con Luxottica. Rilasciati il 9 Settembre 2021, i nuovi smart glasses sono dotati di una fotocamera in grado di scattare foto e registrare video mentre sono indossati. Secondo le recensioni, però, il led presente per segnalare una registrazione in corso non è ben visibile, e potrebbe quindi creare controversie in termini di tutela della privacy.
“Designed for privacy, controlled by you” è il claim che si legge su una delle pagine del sito, completamente dedicata al tema privacy. È chiaro quindi che l’azienda ci tenga a mostrare nel modo più diretto possibile che i Rayban Stories rispettano tutte le normative in tema di protezione dati, e che sia l’utente finale a decidere come utilizzare il prodotto. Facebook consiglia per esempio di non utilizzarli in luoghi chiusi e privati, e di non fotografare soggetti senza aver prima ottenuto il loro consenso, appellandosi dunque al buonsenso del consumatore.
Uno sguardo agli altri big del web: Twitter e TikTok
Le nuove esigenze di protezione della privacy hanno coinvolto anche gli altri importanti attori del panorama web. Twitter, per esempio, ha di recente annunciato l’intenzione di rilasciare alcune nuove funzioni tra cui la possibilità di modificare i tweet già pubblicati, di eliminare automaticamente i tweet dopo un periodo di tempo prestabilito o di nascondere i propri like.
Questo annuncio non è stato però privo di controversie: seppure queste funzioni nascono per garantire un maggiore livello di privacy, allo stesso tempo possono creare criticità rispetto alla veridicità delle informazioni sulla piattaforma. Potenzialmente, un utente potrebbe cambiare la propria versione dei fatti e smentire dichiarazioni passate: uno scenario particolarmente problematico rispetto agli account di personaggi politici.
Recenti provvedimenti in tema di privacy sono stati presi anche da TikTok. Il social cinese, dopo le critiche sul trattamento dei dati degli utenti minorenni, ha aggiornato la propria informativa sulla privacy, rendendola di più semplice lettura per i più giovani.
Aiutare i propri utenti a prendere più consapevolezza su come vengano trattati i dati personali è uno dei nuovi obiettivi del social. “Vogliamo che i membri della nostra community si sentano al sicuro quando creano i propri contenuti” ha dichiarato Elaine Fox, l’Head of Privacy di TikTok per l’Europa. La piattaforma ha così annunciato l’introduzione, a partire dal prossimo mese, del format “Pillole di Privacy”, una sezione di video dedicati agli adolescenti che mirano a spiegare le modalità con cui sono raccolti e utilizzati i dati degli utenti.
Google Chrome si prepara per abbandonare i cookie
Anche Google ha deciso di implementare nuove funzioni dedicate alla sicurezza e alla privacy dell’utente sul proprio popolare browser. Dalla release dello scorso Giugno, Chrome permette infatti di verificare con un tap se un sito web ha accesso a microfono, fotocamera o posizione del nostro dispositivo e, in tal caso, di revocarne i permessi. È poi possibile attivare delle azioni rapide come eliminare la cronologia e i cookie, semplicemente con una query nella barra di ricerca. Il browser può infine segnalare password corrotte e suggerire una nuova versione da sostituire con un click.
La direzione di Google in tema privacy è ben chiara. L’azienda è infatti al lavoro per il progetto “Privacy Sandbox”, uno strumento che permetterà di tutelare le esigenze degli inserzionisti e al contempo proteggere i dati degli utenti. L’iniziativa mira a creare uno spazio privo di cookie di terze parti, rendendoli di fatto obsoleti e non più necessari per il corretto funzionamento dei siti più avanzati.
Le pubblicità continueranno a essere pertinenti con gli interessi dell’utente, grazie a un insieme di tecnologie come la privacy differenziale, il K-anonimato e l’elaborazione dei dati in locale. Il Privacy Sandbox permetterà così di schermare le attività degli utenti, i quali verranno divisi in gruppi di persone simili per interessi. In poche parole: la pubblicità sarà mirata non al singolo individuo, ma al gruppo di appartenenza.
Previsto inizialmente per la fine di quest’anno, lo stop ai cookie è stato rinviato al 2023. Google preferisce muoversi a “ritmi responsabili”, dopo le recenti accuse per potenziali pratiche anticoncorrenziali sul fronte pubblicitario.
Anche il più famoso motore di ricerca, quindi, sta cercando di rendere la privacy parte della propria identità: sul blog ufficiale afferma: “Indipendentemente da come utilizzi i nostri prodotti, è nostra responsabilità mantenere i tuoi dati privati e al sicuro. Lavoriamo ogni giorno per creare le migliori esperienze di privacy e le protezioni più forti e continueremo i nostri sforzi per rendere la privacy e la sicurezza più semplici per te”.
Per concludere
In questo articolo abbiamo visto come la sensibilità degli utenti digitali verso il tema della privacy digitale sia diventato ormai centrale. Molte aziende hanno però ancora da lavorare per garantire la sicurezza dei dati dei propri utenti. Le ultime mosse dei big del web fanno poi prevedere una tendenza verso un maggiore controllo da parte degli utenti sui propri dati personali.
Cosa significa questo per la tua azienda?
Per i brand nel prossimo futuro diventerà fondamentale garantire ai propri clienti il corretto livello di privacy e limitare la mole di dati raccolti, per mantenere saldo il rapporto di fiducia. Allo stesso tempo, però, sarà necessario trovare le giuste modalità per poter avere accesso alle informazioni utili per offrire esperienze personalizzate e un servizio customer-oriented.